Genere: Narrativa
Pubblicazione: Novembre 2019
Pagine: 252
Horra, un'italiana di nemmeno quarant'anni, figlia di giordani musulmani, vive a Milano con il marito che la adora e le due figlie adolescenti che più diverse l'una dall'altra non potrebbero essere. La sua non si può proprio definire una vita noiosa, anzi. Come potrebbe, visto che, da perfetta equilibrista, divide le sue giornate tra la famiglia, il lavoro come segretaria in uno studio di avvocati, l'università, che è a un passo dal terminare, il volontariato, le preghiere e le discussioni in moschea, e il suo variopinto ed eterogeneo gruppo di amiche? Eppure, nonostante la fatica e i piccoli problemi quotidiani, nonostante la malinconia per la parte di famiglia che vive lontana, Horra non può che sentirsi serena, felice persino.
Ma un giorno, un fatto apparentemente di
poco conto ha su di lei l'effetto di uno tsunami. Perché quando, come lei,
sfuggi alle classificazioni, quando vivi al confine tra due mondi, quello
occidentale e quello orientale, che faticano a riconoscersi tra loro e a
riconoscerti, facendoti sentire marziana, estranea, galleggiante, allora inizi
a chiederti che cosa significhi davvero essere "liberi". A maggior
ragione se il tuo stesso nome in italiano significa proprio questo,
"Libera".
E così, nei mesi che vengono raccontati in
questa storia, tra gioie quotidiane e piccole sconfitte, incontri fortunati e
discussioni accese, Horra cercherà di trovare una risposta ai suoi tanti dubbi
per riuscire a sentirsi, forse per la prima volta in vita sua, davvero fedele a
se stessa.
Buongiorno a tutti lettori, oggi sono qui
per parlavi di un libro che mi ha fatto riflettere molto, quello che abbiamo in
testa. Innanzi tutto, ringrazio la casa editrice che mi ha dato l’opportunità
di leggere questo libro, e che ha portato a tutti noi lettori un libro molto semplice
quanto efficace.
Fin da subito il libro mi ha incuriosito
molto, sarà il racconto di una cultura diversa dalla mia, sarà che questa vita
sembra così simile alla nostra o sarà la voglia di conoscere qualcosa di nuovo,
ma questo libro alla fine mi ha conquistata.
Il romanzo inizia con la vita di Horra,
una donna quarantenne che si divide tra lavoro, famiglia, studio e uscite
pomeridiane con le amiche. In lei può rispecchiarsi qualunque donna. Horra però
è una donna musulmana, che vive in Italia e cosa importante per il fine del
libro, porta il velo in testa. Questo
libro infatti, è un inno alla riflessione, al sottolineare le differenze
culturali che possono esserci tra cattolici e musulmani, ma a mio parere
sottolinea ancora di più gli aspetti comuni tra le due culture.
Nel romanzo non ci viene propriamente
narrata chissà che storia, ma seguiamo semplicemente la vita di questa donna,
il lavoro, le difficoltà con le figlie, le difficoltà personali e di differente
cultura. Il libro al contrario di quello che può sembrare è un inno al
femminismo. Inizialmente io stessa avevo paura che in questo libro avrei
trovato donne fragili, con pochi ideali, che si rifugiavano in famiglia per
cercare aiuto. Ecco ho trovato esattamente l’opposto. Ho trovato donne di
culture diverse, tutte in qualche modo il centro della famiglia, come solo una
mamma sa esserlo, donne alle prese con difficoltà economiche, ma non dettate
dalla loro cultura. Ho ritrovato Horra come una mamma ha tempo pieno, che si
preoccupa delle figlie adolescenti, che le lascia libere di esprimersi, che non
impone loro una cultura.
Il libro come dicevo fa riflettere molto,
da concetti molto semplici, a cose più complicate. Vediamo come i mussulmani
non festeggiano il Natale, ma hanno un'altra festa altrettanto importate che
però non riescono a festeggiare perché da noi cattolici non è riconosciuta.
Unica cosa che non ho apprezzato del romanzo sono i troppi ricordi della protagonista ad inizio libro. Ci fanno capire le differenze tra 30 anni prima ad oggi, ma le ho trovate un pò noiose e che rallentassero la narrazione
Unica cosa che non ho apprezzato del romanzo sono i troppi ricordi della protagonista ad inizio libro. Ci fanno capire le differenze tra 30 anni prima ad oggi, ma le ho trovate un pò noiose e che rallentassero la narrazione
Il romanzo sicuramente ha delle provocazioni
al suo interno, come dire che il velo è simbolo di femminismo. È sicuramente un’affermazione
forte da dire, anche perché comunemente viene visto in modo contrario, ma la
protagonista ci fa capire in che modo lei lo considera femminista. Portare il
velo non vuol dire essere obbligate, ma è una scelta, un modo per esprimere libertà.