giovedì 26 settembre 2019

Recensione: Il fiore dell'apocalisse di Luisa Colombo

Casa Editrice: Leone editore
genere: Thriller
Pubblicazione: 31 ottobre 2018    
Pagine: 414
Voto:

Maia Parodi torna a lavorare in questura dopo una gravidanza andata male e viene trasferita alla sezione omicidi. Una donna è appena stata ritrovata morta e l'unico indizio è un medaglione a forma di fiore con quattro petali, di cui uno dipinto di blu, rinvenuto sulla vittima. Le indagini non decollano, ma quando una seconda donna viene uccisa, Maia scopre che le due vittime frequentavano un misterioso centro esoterico e che gli omicidi potrebbero essere collegati alla teoria dei quattro elementi. Altre due persone sono quindi destinate a morire?

Buongiorno lettori, oggi vi parlo di una lettura che ho affrontato un po' di tempo fa, un mio acquisto effettuato al solone del libro, il fiore dell’apocalisse di Luisa Colombo.
Questo è un romanzo di genere thriller tutto al femminile. Dalla trama non si comprende ma non abbiamo solo una protagonista femminile, abbiamo tante protagoniste femminili. La narrazione del romanzo avviene attraverso tre punti di vista. Personalmente adoro i libri con vari punti di vista, ma in questo caso ho avuto alcune difficoltà. I capitoli sono divisi in tre punti di vista narrati da protagoniste differenti, uno per Maia la nostra poliziotta, uno per Anika commissario di polizia ed infine da Giada una psicologa amica del commissario e collaboratrice di polizia in determinati casi. Ogni tanto vengono aggiunti piccoli capitoli con pensieri dell’assassino e delle vittime.
La cosa che in questo libro non funziona e che mi ha rallentato parecchio la lettura a inizio libro è il fatto di non specificare da che punto di vista viene narrato il capitolo. Solitamente si adotta la tecnica di dare il nome del protagonista a quei determinati capitoli, invece qui abbiamo il classico susseguirsi di numeri (1,2,3…) e ad ogni capitolo facevo fatica ad entrare nell’ottica di quel determinato personaggio.
Fatta eccezione per i capitoli dedicati all’assassino e alle vittime che si intuivano dalla prima frase o dallo stile di scrittura diverso.

Parliamo ora delle protagoniste tre donne con un carattere molto forte. Maia è una donna che ha dovuto riprendersi da un forte trauma, ed è tronata a lavorare in un nuovo reparto, quindi è un po' la novellina, ma saprà riscattarsi con un forte determinazione, una grande intuizione e soprattutto una grande voglia di salvare le donne in pericolo. Abbiamo poi Giada psicologo che non si fa intimorire, cerca sempre quello che sfugge agli altri e mamma di una piccola bimba adorabile. Infine, abbiamo ANIKA la protagonista che mi è piaciuta di meno. Molto autoritaria, si preoccupa molto di più di cosa pensa la gente che salvare le ragazze che vengono rapite dal serial killer. Ecco questo aspetto l’ho davvero detestato.
 Il commissario che si trova in difficoltà nello scovare l’assassino mentre le donne continuano a sparire, e lei a cosa pensa, al fatto che i media le stanno con il fiato sul collo!!! Ha paura di fare “una brutta figura”. Se penso che queste cose possano succedere anche nella realtà mi viene il vomito! Un commissario che cerca la risposta non per salvare la gente, ma per fare bella figura!
 Altra nota dolente del romanzo è il tassello fondamentale che serve per risolvere il mistero e svelare l’assassino avviene in un modo abbastanza paranormale. Ecco io non amo la mescolanza dei due generi. Quando leggo un romanzo giallo ambientato nei pressi di Milano cerco una soluzione reale al caso, senza mezzi sovrannaturali.
Invece ho amato il mistero, tutta la storia de serial killer, tutto legato al mondo esoterico. Abbiamo una rappresentazione della natura e degli elementi, descritta in ottimo modo. L’assassino crede di purificare le proprie vittime attraverso la natura. Questa è la parte che non posso svelarvi ma che ho adorato.
Nel complesso se avete voglia di immergervi in un poliziesco al femminile ambientato in Italia, con un che di esoterico bè questa lettura è quello che state cercando. 

martedì 10 settembre 2019

Recensione: Dieci piccoli indiani di Agatha Christie

Casa editrice: Mondadori
Genere: Giallo
Pubblicazione: prima pubblicazione 1946
Pagine: 210
Voto:

Dieci persone estranee l'una all'altra sono state invitate a soggiornare in una splendida villa a Nigger Island, senza sapere il nome del generoso ospite. Eppure, chi per curiosità, chi per bisogno, chi per opportunità, hanno accettato l'invito. E ora sono lì, su quell'isola che sorge dal mare, simile a una gigantesca testa, che fa rabbrividire soltanto a vederla. Non hanno trovato il padrone di casa ad aspettarli. Ma hanno trovato una poesia incorniciata e appesa sopra il caminetto di ciascuna camera. E una voce inumana e penetrante che li accusa di essere tutti assassini. Per gli ospiti intrappolati è l'inizio di un interminabile incubo.

Buongiorno lettori, oggi vi parlo di un grande libro, non per la mole ma per il contenuto! Si sa che con Agatha Christie si va sempre sul sicuro, infatti questo è il suo più grande capolavoro, Dieci piccoli indiani.
Penso di essere una delle poche persone che pur leggendo il genere giallo/thriller, non aveva ancora effettuato questa lettura. Che dire sono rimasta senza parole alla fine del libro. Ma andiamo per punti.
La storia racconta di dieci persone, una più diversa dall’altra che sono state invitate da una persona misteriosa su un’isola deserta. Tutti sono in qualche modo collegati a delle morti, di persone diverse. Dopo poco che le persone (8 invitati più 2 domestici) sono arrivate sull’isola iniziano a verificarsi le prime morti, che sembrano casuali ma il mistero va ad infittirsi sempre di più. Nella casa compare anche sempre una strana filastrocca che racconta di 10 poveri negretti, che vennero appunto uccisi uno ad uno.
Del romanzo in sé non vi svelo nulla anche perché toglierei tutto il piacere della lettura. Come sempre la nostra amata scrittrice ha creato un assortimento di personaggi curiosi e diversi da loro. Nessuno uguale ad un altro e pur non raccontando molto di essi riesce a farteli capire, ti ritrovi a cercare di pensare come loro. Il punto forte della scrittrice è sicuramente questo. Altro personaggio pur non essendo una persona è la casa sull’isola deserta. L’isola vista solitamente come qualcosa di bello e lussuoso, in questo momento viene trasformata in una trappola senza via di fuga.
Nell’edizione che ho letto io non c’è né una per né una post fazione, ma come avevo letto in trappola per topi (https://lettricitralestelle.blogspot.com/2019/05/recensione-trappola-per-topi-di-agatha.html) la scrittrice usa questi elementi solitamente piacevoli per ricreare un atmosfera di chiusura, un senso di prigionia.  Durante la lettura inutile dirvi che ho dubitato di tutti i personaggi arrivando alla fine e rimanendo sconvolta dalla conclusione!!
Dopo averlo letto capisco perché lo presentano come il più famoso libro dell’autrice è assolutamente geniale.
Questo romanzo lo consiglio a tutti gli amanti del genere ovviamente, ma anche a coloro che solitamente non prediligono questo genere perché è talmente geniale che un libro così bisogna per forza leggerlo 😉