lunedì 29 giugno 2020

Recensione:La città di ottone di S. A. Chakraborty



Casa Editrice : Mondadori 
Genere: Fantasy 
Pubblicazione: Giugno 2020 
Pagine: 525 
Voto:  


Egitto, XVIII secolo. Nahri non ha mai creduto davvero nella magia, anche se millanta poteri straordinari, legge il destino scritto nelle mani, sostiene di essere un'abile guaritrice e di saper condurre l'antico rito della zar. Ma è solo una piccola truffatrice di talento: i suoi sono tutti giochetti per spillare soldi ai nobili ottomani, un modo come un altro per sbarcare il lunario in attesa di tempi migliori. Quando però la sua strada si incrocia accidentalmente con quella di Dara, un misterioso jinn guerriero, la ragazza deve rivedere le sue convinzioni. Costretta a fuggire dal Cairo, insieme a Dara attraversa sabbie calde e spazzate dal vento che pullulano di creature di fuoco, fiumi in cui dormono i mitici marid, rovine di città un tempo maestose e montagne popolate di uccelli rapaci che non sono ciò che sembrano. Oltre tutto ciò si trova Daevabad, la leggendaria città di ottone. Nahri non lo sa ancora, ma il suo destino è indissolubilmente legato a quello di Daevabad, una città in cui, all'interno di mura metalliche intrise di incantesimi, il sangue può essere pericoloso come la più potente magia. Dietro le Porte delle sei tribù di jinn, vecchi risentimenti ribollono in profondità e attendono solo di poter emergere. L'arrivo di Nahri in questo mondo rischia di scatenare una guerra che era stata tenuta a freno per molti secoli. 

Buongiorno lettori, oggi parliamo del libro più chicchierato del mese, la città di ottone. Innanzi tutto ringrazio la mondadori per avermi inviato una copia digitale in ateprima, e dico anche che hanno fatto un ottimo lavoro con la copia cartacea del libro perchè esteticamente è davvero stupendo, ma ora pssiamo al contenuto 
La città di ottone ci catapulta in un mondo arabo, fatto di magia e di realtà. All’inzio infatti ci troviamo al Cario dove Nahri, la nostra protagonista, sa di avere qualche strano potere, come guarire le persone e se stessa, ma usa questi poteri per truffare la gente. Una sera facendo un rituale, senza saperlo invoca un Jinn, uno spirito un pò una specie di Genio. Dara riconosce che lei è una Nahid, l’ultima discendente di una tribù di guaritori, così la porterà a Daevadab, la città di ottone. Da qui inizierà il viaggio della nostra protagonista, in cui incontrerà creature del deserto, esseri magici e pian piano imparerà a conoscere la sua cultura e la sua magia. Nel frattempo a Deavadab Ali, il principe secondogenito, metterà in dubbio la sua lealtà, inizierà a capire che a corte si nascondono molti segreti e molti sotterfugi e che non è proprio sempre tutto come sembra. Quando Nahri e Dara arriveranno alla città di ottone non tutti, compreso Ali, sono contenti di questi due nuovi arrivati, ma il Rè offrirà loro un accordo in cui si nascondono molte insiedie.  
Penso che questo sia un libro da scoprire man mano, quindi io non vi svelerò più nulla della trama, ma passerò subito alle mie impressioni 
Il punto forte del romanzo è sicuramente il world bulding e il sistema magico. Io mi sono ritovata tante volte a pensare alle ambientazioni  stile Aladdin, ma con una magia più particolare. In questo mondo creato dall’autore si vanno a inserire molti elementi , molta cultura e molta tradizione. Abbiamo molte tribù di Deva, che ci vegono introdotte man mano nella storia, e che sinceramente ho fatto un pò fatica a distinguere all’inzio. Il libro ha un inzio molto lento, sicuramente l’autore deve dare tempo di far avviare la storia e fare entrare il lettore in questo ambiente, ma avrei apprezzatto un pò più di velocità 😉 Per quanto riguarda i personaggi nel complesso gli ho apprezzati, sicuramente ad alcuni che poi vedremo nei prossimi volumi, si da meno importanza e vengono descritti molto meno, ma diciamo che I tre protagonisti a me sono piaciuti. Io ho adorato anche molto la parte rigurante i sotterfugi e le strategie di corte, che praticamente va avanti da secoli. Devo ammettere che non è sempre facile stare dietro la storia, tutte le tribu, gli intrecci politici, la miagia,però una volta che si capisce il meccanismo e ci si presta la dovuta  attenzione si entra in in un mondo fantastico. Per narrarci la storia l’autore usa un meccanismo che a me piace molto, anche se è un po già rivisto. Quando Nahri è in viaggio  con Dara chiede a lui le spiegazioni sulla magia e sul loro popolo, così noi insieme alla protagonista veniamo a conoscenza della storia di Deavabad. Le cose che non mi hanno convinta sono principalmente due. In primis passa troppo tempo tra un capitolo e l’altro, certe volte anche settimane, e quindi alcuni passaggi,decisioni prese da determnati personaggi o legai affettivi sembrano un pò affrettati , sopratutto dopo il loro arrivo alla città. Secondo la relazione un pò a trinagolo Ali Dara e Nahri, proprio no. Personalmente già non amo I triangoli ma questi due che danno ordini alla ragazza anche no .Il  libro è diviso in capitoli che ci vengono narrati dal punto di vista di Nahri e di Ali. Quelli della protagonista Ii ho sempre apprezzati,  e come persoanggio l’ho tovata molto unama. I capitoli di Ali sopratutto la prima metà del libro non mi sono piaciuti per nulla. Un pò troppo moralista come personaggio. Vede o il male o il bene senza capire che certe scelte, giuste o sbaglite, si devono compiere per mantenere la pace nel regno . Mio personaggio preferito è scuramente Dara! Io amo i personaggi come lui! Non è mai ne buono ne cattivo, sempre  pronto a spiegare tutto a Nahri, ma mai svelando totalmente se stesso. Non mi piace solo , come ho già detto, la parte possessiva del suo rapporto con Nahri. Invece un personaggio non approfondito che merita di più secono me è l’emiro, fratello di Ali, successore al trono. Nel libro inoltre sono molto presenti I temi della divesità, sia intesa come colore della pella, sia come divisione in classi sociali. Questo è fose uno dei temi principli di tutta la storia, e se ci fermani un attimo a pensare ognuno di questi peronaggi corrisponde ad una “tipologia” di perona nel mondo reale.  
Detto questo è un ibro che consiglio molto, soprattutto se amate leggere della culura araba, e se siete amanti di Aladdin vi conquisterà come è successo a me non appena ho letto del tappeto volante 😊

venerdì 12 giugno 2020

Recensione: La ragazza nella torre di Katherine Arden


Casa Editrice: Fanucci editore
Genere: Fantasy
Pubblicazione:  Novembre 2019
Pagine: 332
Voto:

Orfana e sola, costretta ad abbandonare il suo villaggio, Vasja dovrà rassegnarsi a trascorrere la vita in un convento o a permettere alla sorella maggiore di darla in sposa a un principe moscovita. Entrambe le strade la condannano a una vita in una torre, tagliata fuori dal vasto mondo che invece desidera esplorare. Così sceglie una terza via: travestendosi da ragazzo cavalca attraverso il bosco per sfuggire a un destino che altri hanno scritto per lei. A Mosca, intanto, la corte imperiale è scossa da lotte di potere e tumulti. Nelle campagne alcuni banditi razziano i campi, bruciano i villaggi e rapiscono le fanciulle. Dopo essere partiti per sconfiggere i briganti, il Gran principe e i suoi boiardi si imbattono in un giovane uomo in groppa a un magnifico destriero. Solo Sasa, un monaco guerriero, capisce che il "ragazzo" altri non è che sua sorella, creduta morta dopo la fuga dal suo villaggio in seguito all'accusa di stregoneria. Ma quando Vasja dà prova del suo valore in battaglia, cavalcando con una destrezza eccezionale e con un'inspiegabile forza, Sasa realizza che dovrà a tutti i costi mantenere il segreto della sua vera identità, per salvare la vita dell'unica persona in grado di fronteggiare le forze oscure che minacciano di distruggere l'impero...


Buongiorno lettori, eccoci qui a parlare del secondo libro della serie “la notte dell’inverno”, serie che sto amando sempre di più. Se il primo libro, l’orso e L’usignolo, mi aveva conquistata, questo secondo volume, la ragazza nella torre, mi ha fatto completamente innamorare.
Ci ritroviamo esattamente dove eravamo rimasti con il primo volume. Vasja scappata dal suo villaggio per essere stata accusata di stregoneria viaggia a cavallo in  cerca di libertà. Si imbatterà in dei vandali che bruciano interi villaggi e rapiscono delle ragazzine da essi. Vasja cercherà di salvare un villaggio e le tre ragazzine che erano state rapite e troverà rifugio nel convento di Mosca  di suo fratelle Sasa. Vasja dato il suo stano abbagliamento viene scambiata per un uomo e decide di mantenere questa copertura. Si ritroverà così a vivere quello che sogna, una vita libera, dove più cavalcare e non dipendere da nessuno, ma presto il suo segreto non sarà più al sicuro…
Ovviamente di questa trama non posso svelarvi molto, ma cercherò di raccontarvi le mie impressioni. Partiamo dai personaggi , Vasja devo dire che l’ho amata ancora di più che nel primo libro. In questo libro la vediamo matura, ormai donna, ma con degli ideali ben precisi nella sua mente. Preferisce morire piuttosto che essere rinchiusa in un convento o in un matrimonio. Ammetto che all’inizio non ho apprezzato il suo fingere di essere un uomo, mi ha tolto un po’ di quella sua determinazione, quasi fosse una scorciatoia, ma poi quando parlerà con i suoi fratelli, soprattutto con Ol’ga, capisco che la sua decisione è comunque complicata e difficile. Ho trovato oggettivamente un po’ banale il fatto che non venga notato da nessuno il suo vero sesso, sia nei modi di fare che di parlare, ma soggettivamente ci sono passata un po’ sopra.
Sasa, fratello di Vasja che nel primo libro vediamo diventare monaco, in questo libro l’ho amato. Fedele a Dio ma che non disdegna le battaglie, ama la sua famiglia e suo cugino Dimitrij, il principe dell’Rus. Appoggia Vasja, e la aiuterà il più possibile, anche andando contro sue certe volontà e convinzioni. Al contrario in questo libro ho detestato Ol’ga sorella maggiore di Vasja. L’ho trovata ,molto egoista e  irrispettosa della sorella. Ritroviamo poi Morozko re dall’inverno.  In questo secondo libro ci viene svelato molto di più su di lui che resta comunque un personaggio con molte cose da dire.
Come libro è sicuramente più maturo del primo, abbiamo alla base del libro ,molti intrighi di corte per spodestare Dimitrij che ho apprezzato. Cambia un po’ anche lo stile di scrittura. Mantiene sempre uno stile da favola, ma si evolve in qualcosa di più maturo e complesso. Uno dei temi centrali della vicenda è sempre la religione che va a contrapporsi alle credenze popolari. In questo libro ho ritrovato tutto, atmosfera perfetta, colpi di scena, peonaggi ben scritti, è come se la favola si evolvesse e prendesse una piega più matura. Scopriamo le origini di Vasilisa, conoscendo la persona da cui lei ha ereditato i poteri la nonna. Solovej il suo cavallo è uno degli elementi magici che amo della storia. Lo vediamo già nel primo libro, ma in questo secondo volume non si può che amarlo! E lo dico io che non sono per nulla un appassionata di cavalli!
Se devo trovare un difetto, il finale un po’ troppo affettato come era già successo nel primo, ma anche se il tutto si svolge in maniera veloce per me è scritto e spiegato in maniera esaustiva.
Detto questo ovviamente consiglio questo libro e questa serie, se nel primo si aveva una specie di auto conclusione in questo tutto resta collegato al terzo ed ultimo libro della serie. 

venerdì 5 giugno 2020

Recensione: Hunger Games ballata dell'usignolo e del serpente di Suzanne Collins

Casa Editrice: Mondadori
Genere: Distopico
Pubblicazione: Maggio 2020
Pagine: 476
Voto:

È la mattina della mietitura che inaugura la decima edizione degli Hunger Games. A Capitol City, il diciottenne Coriolanus Snow si sta preparando con cura: è stato chiamato a partecipare ai Giochi in qualità di mentore e sa bene che questa potrebbe essere la sua unica possibilità di accedere alla gloria. La casata degli Snow, un tempo potente, sta attraversando la sua ora più buia. Il destino del buon nome degli Snow è nelle mani di Coriolanus: l'unica, esile, possibilità di riportarlo all'antico splendore risiede nella capacità del ragazzo di essere più affascinante, più persuasivo e più astuto dei suoi avversari e di condurre così il suo tributo alla vittoria. Sulla carta, però, tutto è contro di lui: non solo gli è stato assegnato il distretto più debole, il 12, ma in sorte gli è toccata la femmina della coppia di tributi. I destini dei due giovani, a questo punto, sono intrecciati in modo indissolubile. D'ora in avanti, ogni scelta di Coriolanus influenzerà inevitabilmente i possibili successi o insuccessi della ragazza. Dentro l'arena avrà luogo un duello all'ultimo sangue, ma fuori dall'arena Coriolanus inizierà a provare qualcosa per il suo tributo e sarà costretto a scegliere tra la necessità di seguire le regole e il desiderio di sopravvivere, costi quel che costi.

Buongiorno lettori, oggi parliamo del prequel della serie di Hunger games, uscito dieci anni dopo la serie originale.
Devo ammettere che io riguardo a questo libro non avevo aspettative, sapevo a grandi linee la trama, ma non avevo ne alte ne basse aspettative.
Il libro ci parla di Snow che è appena un ragazzo e che viene scelto, insieme ad atri suoi compagni di scola, per fare da mentore ai 24 tributi che prederanno parte alla decima edizione degli Hunger  Games. La famiglia Snow, che è sempre stata ben piazzata nell’élite di Capitol City, sta attraversando un periodo di povertà dovuta alla guerra, ma ovviamente questo la società non deve saperlo, così il nostro protagonista prende questa opportunità da mentore come la sua scalata al successo. Tutto si complica quando a lui viene assegnato il tributo femmina del distretto 12 Lucy Gray. Durante la lettura del libro ho cambiato spesso idea, trovando molte cose positive, ma altrettante cose negative. Partiamo dalla trama che effettivamente non esiste. Il romanzo è incerato su Snow e su ciò che accade intorno a lui e  benché il romanzo sia scritto in terza persona singolare, noi seguiamo sempre i pensieri di Coriolanus. La parte forte del libro, mancando di trama, è data dal protagonista super interessate. In Coriolanus ritroviamo quella perfidia e malvagità che abbiamo conosciuto già nella trilogia originale e ho apprezzato tantissimo il fatto che l’autrice non abbia creato la solita storia del cattivo, ma che effettivamente lui abbiamo una natura più malvagia fin da subito. Ovviamente il tutto è un po’ prevedibile visto che noi sappiamo dove arriverà, e cosa farà nella sua vita futura. Nota più dolente sono invece tutti gli altri personaggi all’interno del libro, senza caratterizzazione o meglio ognuno di essi ricalca in modo profondo un solo lato di se.  Esempio Seianus amico di Snow è il ragazzo con i giusti ideali, la professoressa è la sadica ecc… ecco avrei preferito un po’ più di spessore invece sono come messi da contorno al protagonista principale. Parliamo un attimo di Lucy Gray, che in teoria dovrebbe essere la co-protagonista, sempre zero spessore. La vediamo come una ragazza fragile, ma all’interno dei giochi non si fa scrupoli. La “storia d’amore” tra i due protagonisti, ma anche no! Davvero senza senso, e non dico altro. Vi parlo invece della mia impressione su questi decimi Hunger Games, che sono molto diversi da come li conosciamo noi, sono molto più rozzi. Abbiamo un arena, come la conosciamo noi, con le gradinate e i tributi vengono messi li è basta, quindi zero spettacolo. Prima dei giochi i tributi non vengono “coccolati” con cibo e feste, bensì vengono messi in una gabbia allo zoo e lasciati senza cibo. Quindi capiamo che c’è stata una grande evoluzione, e parte di esse la vediamo qui, in quanto ai mentori viene chiesto di portare idee nuove per i giochi, e proprio il nostro futuro presidente sottoporrà tante nuove idee che poi come sappiamo verranno approvate. La parte dei giochi è stata la meno  interessante perché noi vediamo i mentori che osservano i loro tributi, ma magari per tutto il giorno non succede nulla. Altre cose che non ho apprezzato sono sicuramente i continui riferimenti alla serie originale senza un palese motivo, e le canzoni che proprio non ho sopportato.
Questo libro rientra nella categoria Y.Adult ma se fosse stato un libro per adulti sarebbe stato perfetto. Durante tutta la lettura ci vengono introdotti discorsi o argomenti che poi non vediamo mai trattati. Ecco a mio parere, sarebbe stato molto più interessante trattare di certi temi, come la violenza, perché esistono questi Hunger games? (questa domanda viene fatta molte volte ma non ha una vera risposta) Veniamo a conoscenza che fanno esperimenti per dei mutanti e niente non viene approfondito, e altre tematiche simili. Il finale è un po’ troppo affrettato.


Nel complesso è un libro che mi è piaciuto, abbiamo modo di tornare a Capitol City e conoscere meglio il presidente Snow, che a mio parere resta uno dei cattivi più ben scritti. Lo consiglio sicuramente hai fan della serie, ma avverto che non aggiunge nulla alla storia che già conosciamo, ma non va neanche a rovinarla. Ha sicuramente delle parti un po’ inutili, ma io contrariamente a molti ho apprezzato la terza parte (di cui non parlo per ovvi Spoiler) in cui ci troviamo nel distretto 12 e conosciamo Panem come non l’abbiamo mai vista. Detto questo se volte leggerlo non mi basta che augurarvi buoni decimi Hunger Games.