genere: Thriller
Pubblicazione: 31 ottobre 2018
Pagine: 414
Maia Parodi torna a lavorare in questura
dopo una gravidanza andata male e viene trasferita alla sezione omicidi. Una
donna è appena stata ritrovata morta e l'unico indizio è un medaglione a forma
di fiore con quattro petali, di cui uno dipinto di blu, rinvenuto sulla
vittima. Le indagini non decollano, ma quando una seconda donna viene uccisa,
Maia scopre che le due vittime frequentavano un misterioso centro esoterico e
che gli omicidi potrebbero essere collegati alla teoria dei quattro elementi.
Altre due persone sono quindi destinate a morire?
Buongiorno lettori, oggi vi parlo di una
lettura che ho affrontato un po' di tempo fa, un mio acquisto effettuato al
solone del libro, il fiore dell’apocalisse di Luisa Colombo.
Questo è un romanzo di genere thriller
tutto al femminile. Dalla trama non si comprende ma non abbiamo solo una protagonista
femminile, abbiamo tante protagoniste femminili. La narrazione del romanzo
avviene attraverso tre punti di vista. Personalmente adoro i libri con vari
punti di vista, ma in questo caso ho avuto alcune difficoltà. I capitoli sono
divisi in tre punti di vista narrati da protagoniste differenti, uno per Maia
la nostra poliziotta, uno per Anika commissario di polizia ed infine da Giada
una psicologa amica del commissario e collaboratrice di polizia in determinati
casi. Ogni tanto vengono aggiunti piccoli capitoli con pensieri dell’assassino
e delle vittime.
La cosa che in questo libro non funziona e
che mi ha rallentato parecchio la lettura a inizio libro è il fatto di non
specificare da che punto di vista viene narrato il capitolo. Solitamente si
adotta la tecnica di dare il nome del protagonista a quei determinati capitoli,
invece qui abbiamo il classico susseguirsi di numeri (1,2,3…) e ad ogni
capitolo facevo fatica ad entrare nell’ottica di quel determinato personaggio.
Fatta eccezione per i capitoli dedicati
all’assassino e alle vittime che si intuivano dalla prima frase o dallo stile
di scrittura diverso.
Parliamo ora delle protagoniste tre donne
con un carattere molto forte. Maia è una donna che ha dovuto riprendersi da un
forte trauma, ed è tronata a lavorare in un nuovo reparto, quindi è un po' la
novellina, ma saprà riscattarsi con un forte determinazione, una grande
intuizione e soprattutto una grande voglia di salvare le donne in pericolo.
Abbiamo poi Giada psicologo che non si fa intimorire, cerca sempre quello che
sfugge agli altri e mamma di una piccola bimba adorabile. Infine, abbiamo ANIKA
la protagonista che mi è piaciuta di meno. Molto autoritaria, si preoccupa
molto di più di cosa pensa la gente che salvare le ragazze che vengono rapite
dal serial killer. Ecco questo aspetto l’ho davvero detestato.
Il commissario
che si trova in difficoltà nello scovare l’assassino mentre le donne continuano
a sparire, e lei a cosa pensa, al fatto che i media le stanno con il fiato sul
collo!!! Ha paura di fare “una brutta figura”. Se penso che queste cose possano
succedere anche nella realtà mi viene il vomito! Un commissario che cerca la
risposta non per salvare la gente, ma per fare bella figura!
Altra nota dolente del romanzo è il tassello
fondamentale che serve per risolvere il mistero e svelare l’assassino avviene in
un modo abbastanza paranormale. Ecco io non amo la mescolanza dei due generi.
Quando leggo un romanzo giallo ambientato nei pressi di Milano cerco una
soluzione reale al caso, senza mezzi sovrannaturali.
Invece ho amato il mistero, tutta la
storia de serial killer, tutto legato al mondo esoterico. Abbiamo una
rappresentazione della natura e degli elementi, descritta in ottimo modo.
L’assassino crede di purificare le proprie vittime attraverso la natura. Questa
è la parte che non posso svelarvi ma che ho adorato.
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