venerdì 13 luglio 2018

Recensione: Livido di Francesco Verso

Casa editrice: Delos Books
Pubblicazione: 12 giugno 2013
Genere: distopico
Pagine: 251
Voto:


Peter Pains è un "trashformer", un ragazzo di strada che vive cercando oggetti di valore nel kipple, il mare dei rifiuti che sommerge ormai intere porzioni di territorio. È disabile a causa di un incidente, ma questo non gli impedisce di avere un sogno: Alba, una bellissima ragazza che lavora nel suo quartiere e che lui si accontenta di sognare da lontano.
Ma Alba non è come lui: è nexumana, una persona la cui mente è stata caricata su un supporto informatico e il cui corpo è interamente artificiale.
La vita di Peter Pains cambia un drammatico giorno quando la gang di teppisti guidata da suo fratello, che odia i nexumani, rapisce Alba e la fa barbaramente a pezzi.
Da quel momento Peter Pains avrà due soli obiettivi: recuperare tutti i pezzi per ricostruire la sua amata Alba.
E la vendetta.

Buongiorno cari lettori! Sto per parlarvi di un altro acquisto fatto alla fiera del libro. Un acquisto da cui mi aspettavo molto, soprattutto perché è stato l’autore in persona a spiegarmi la sua trama. Livido, di Francesco Verso è un libro complicato e difficile, forte e rude, che ti sbatte in faccia la realtà, nuda e cruda.


Il protagonista è Peter, innamorato di Alba, una nexumana – i nexumani sono robot su cui ognuno può caricare la propria vita e personalità una volta che sarà morto – troppo bella e grande per lui. un giorno assiste alla sua completa distruzione, Alba viene uccisa, fatta letteralmente a pezzi, e lui con lei.
Il libro quindi racconta del resto della vita di Peter, una vita alla ricerca di quei pezzi che gli sono stati rubati, per ricostruire Alba e darle ancora l’ennesima possibilità di vita.



Non è stato un libro facile da leggere, sia per la storia che per lo stile di scrittura. molte volte ho dovuto rileggere delle righe per capire di cosa stava parlando l’autore – per i termini utilizzati ma anche perché gli episodi descritti – un vero casino. È successo anche che rinunciassi perché proprio non riuscivo a capire che cosa voleva comunicare. Il tutto accentuato dalle parole forti, senza mezzi termini, utilizzate per descrivere questo mondo distopico in cui tutto è ambientato.


La spazzatura – o meglio la parla – ha ormai preso il sopravvento su tutto il resto, inondando il paese in ogni suo angolo disponibile. Non basta nemmeno la tecnologia avanzata per far fronte alle condizioni disastrose in cui versa l’ambiente. Questo è un messaggio forte e chiaro nei confronti del lettore e di tutto il mondo. Un messaggio che sa di futuro, e che di certo non va sottovalutato. Da buona forestale non posso che ringraziare l’autore per l’ideale da lui lanciato – che si avvicina molto al mio – perché infondo se rispetti l’ambiente, lui rispetterà te.


Ma la storia boh… è stata davvero troppo noiosa, ci ho messo settimane a finirlo perché non avevo proprio voglia di leggerlo. Peter è un protagonista debole e ripetitivo, che passa tutta la sua esistenza a crogiolarsi nel proprio dolore e sconforto. A cercare quei pezzi che altro non sono che palta.
Pochi colpi di scena e trepidazione, ma solo tanta voglia che si mettesse fine alla sua sofferenza - e un po’ anche alla mia - che si arrendesse o che finalmente ritrovasse la sua felicità.


Il suo amore morboso è stato davvero pesante, ad un certo punto sono stata quasi tentata di abbandonare la lettura. Invece poi con molto pazienza sono riuscita ad arrivare alla fine, ad un epilogo che non mi è ancora ben chiaro, e che sicuramente mi ha lasciato dentro molte domande.
Purtroppo mi capita spesso che i libri da cui mi aspetto molto mi deludano profondamente, e questo è uno di quelli. 


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