giovedì 21 giugno 2018

Recensione: L'anno in cui imparai a raccontare storie di Lauren Wolk


Casa editrice: Salani
Genere: Narrativa
Pubblicazione: 2018
Pagine: 278
Voto:


Ambientato nel 1943, all'ombra delle due guerre, è il racconto di una ragazzina alle prese con situazioni difficili ma vitali: una nuova compagna di classe prepotente e violenta, un incidente gravissimo e un'accusa indegna contro un uomo innocente. Annabelle imparerà a mentire e a dire la verità, perché le decisioni giuste non sono mai facili e non possiamo controllare il nostro destino e quello delle persone che ci sono vicine, a prescindere da quanto ci impegniamo. Imparerà che il senso della giustizia, così vivo quando si è bambini, crescendo va difeso dalla paura, protetto dal dolore, coltivato in ogni gesto di umanità.


Buongiorno lettori 😊 Oggi vi parlo di un altro libro acquistato al salone del libro! 😊
L’anno in cui imparai a raccontare storie mi aveva attirato fin da subito per la cover bellissima, leggendo la trama mi sono perdutamente innamorata. Devo dire che però alla fine del libro avevo un po’ le idee confuse su che voto dare ad esso.
Il romanzo racconta la storia di Annabelle, una ragazzina molto dolce e gentile, che finisci per diventare una vittima di bullismo. Il romanzo è ambientato nel 1943, quindi all’inizio della Seconda guerra mondiale.
Annabelle è una ragazzina di soli undici anni è la sua vita è sempre trascorsa in maniera tranquilla. Al mattino si reca a scuola, insieme ai suoi due fratelli più piccoli, al pomeriggio aiuta la madre nelle faccende domestiche e qualche volta il padre con i lavori nei campi o nella stalla.
Nell’autunno del ’43 cambiò tutto. Arrivò Betty, una ragazzina che è esattamente l’opposto di Annabelle. Betty è cattiva, viziata, bugiarda e soprattutto bulla. Prenderà di mira la nostra dolce protagonista che all’inizio cercherà di risolvere le cose da sé, ma alla fine sarà costretta a chiedere aiuto ai genitori.



Un altro personaggio fondamentale della storia è Toby. È sicuramente il personaggio più interessante e misterioso del racconto. Toby vive in una specie di capanna nel bosco, poco distante dalla fattoria di Annabelle, è un ex militare reduce dalla Prima guerra e si porta sempre appresso tre fucili.
Toby è “amico” della famiglia della protagonista. Lui effettivamente non ha amici, vive da solo, e parla poco, anzi quasi mai con la gente, ma di certo è una persona buona. La famiglia di Annabelle dona a lui dei vestiti usati, del cibo, e una macchina fotografica vinta ad un concorso. Toby infatti mentre gira per i boschi fotografa sempre, alberi, animali, paesaggi bellissimi che si trovano solo in natura, e fotograferà anche scene brutte di una ragazzina che vuole essere prepotente. Una volta che anche gli adulti vengono alla scoperta di ciò che fa Betty, e di come Annabelle ha sempre cercato di difendersi, cercheranno di intervenire… ma ormai di Betty non c’è più traccia è scomparsa. Tutti si metteranno alla ricerca di Betty, e scopriranno che non è la sola ad essere sparita, anche lo strambo che abita nel bosco, Toby, è scomparso e da qui partiranno le ricerche.

Il romanzo parte molto lentamente e la prima metà è abbastanza piatta. È sicuramente una scrittura rivolta ad un pubblico più giovane, che può comprendere la gravità di certe azioni, restando comunque coinvolto dalla piacevole lettura. Però personalmente lo consiglio anche agli adulti, per cercare di ritrovare la semplicità e il coraggio della gioventù.
In questo romanzo assistiamo sia a violenza fisica, come botte e bastonate, ma a mio parere, la più grande è la violenza psicologica. Annabelle ormai ha paura di affrontare il sentiero che la porta verso scuola per il terrore di incontrate Betty che le faccia del male. E qui subentra quella parte remota delle persone bulizzate, Annabelle spera che a Betty accada qualcosa di brutto.



Il romanzo mi ha soddisfatto anche se l’inizio e molto lento. Abbiamo tante descrizioni dei paesaggi, cosa che non sempre ho apprezzato. Ho adorato invece l’epoca dell’ambientazione. Tutto diverso dai giorni nostri. Oggi fa strano pesare che una ragazzina di soli undici anni cucini, svolga faccende domestiche, e aiuti nei campi o nella stalla. E invece solo qualche decennio fa era normale.
Di Toby avrei voluto scoprire qualcosa di più, anche perché è sicuramente un personaggio su cui si poteva costruire molto. Questa mancanza di approfondimento può essere dettata dal fatto che il romanzo sia rivolto ad un pubblico piuttosto giovane e quindi si voleva mantenere uno stile più “leggero” è di conseguenza non analizzare a fondo questo personaggio.  

Quindi mi ha sicuramente lasciato un piccolo segno questo libro, segno che la famiglia c’è sempre. I giovani dovrebbero capire che la mamma e il papà sono le due persone di cui ci si può fidare e che ogni nostro problema, grande o piccolo, va condiviso con loro. Assolutamente consigliato a tutti, anche se ad un pubblico più adulto potrebbe annoiare un pochino per lo stile e la lentezza inziale.  



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